giovedì 9 settembre 2010

Oltre il sentiero (Cengia del Raganello - Sentiero delle Capre 05092010)




È grazie all'esperienza ed alle competenze sulla montagna di alcuni escursionisti del CAI di Castrovillari che oggi mi trovo a rivivere, raccontandola, una emozionante esperienza di trekking su una via ferrata nella pareti sommitali delle gole del Raganello.
L'impatto con le prime piste a ridosso del vuoto, appena scavalcata la parte più alta della Pietra del Demanio, mi mettono una certa ansia: il vuoto si sente tutto (almeno per me che sono alla prima esperienza del genere) e pur con sufficienti margini di sicurezza mi muovo con molta tensione nelle gambe ed in tutto il corpo: mi sembra di vedere gli altri così leggeri ed io invece così goffo ed ogni pietra, ciuffo d'erba o strato di terreno ancora umido delle copiose piogge del giorno passato mi incutono apprensione. Persino le scarpe sembrano non avere più aderenza ed i piedi sembran esser già dolenti mentre ci muoviamo in perfetta fila intervallati dai più esperti. Arriviamo così molto velocemente all'attacco del primo tratto più esposto con un salto di qualche metro assicurato però dall'opportuna corda metallica ancorata saldamente alla parete: l'esperienza di chi mi è alle spalle si sente subito quando arriva il suggerimento (dal caposquadra, verrò a sapere più avanti) di sbattere un po' le scarpe per pulirle dal terriccio prima di mettere i piedi sulle placchette rocciose. 


 
Il primo salto adrenalinico è subito fatto e inizio a superare la fase dell'apprensione per passare a quella del divertimento: il corpo inicomincia a dare segnali positivi (era ora!) ed inizio a sentire la roccia come un appiglio amico: Luigi, grande dispensatore di ottimi suggerimenti ed insegnamenti, mi anticipa e, in certo senso, mi fa da guida: osservo attentamente il modo di fare di tutti e più che in altre situazioni oggi mi soffermo a leggere i passi di chi condivide con me questa giornata.
Max Ga(tt)o guida attento la testa del gruppo ed esplora un po' prima che arrivino gli altri, aprendo  -anche psicologicamente- la strada mentre Tonino la chiude: i movimenti del gruppo sono ormai fluidi, capisco che oltre a me altri devono aver subito il primo impatto con il vuoto, che -c'è poco da fare- è al proprio fianco e si sente tutto: ora però il vuoto lascia spazio alla sensazione di libertà, i paesaggi e gli scorci grandiosi sulle pareti del Raganello emanano solo sensazioni positive anche quando attraversiamo qualche ostacolo o parte del percorso un po' più esposti.  
Scorrono così velocemente i minuti e poi le ore: arriva così la prima piccola sosta con i piedi ben ancorati al terreno e prime piccole condivisioni come alcuni alimenti semplici, fichi secchi, barrette, un goccio d'acqua sono mezzi di comunicazione per le prime conoscenze. Questo luogo ci accomuna molto a prescindere dal conoscersi: ci si guarda negli occhi, sotto i caschetti di protezione e gli sguardi non si tagliano così facilemnte come capita spesso nella vita quotidiana, qui tutto assume una dimensione nuova, diversa, profonda.
Siamo alla prima foto di gruppo, tutti particolarmente distesi e felici: Mimmo non si ferma mai, scatta foto e ricerca angoli che non sono mai sufficienti ad appagare la sua voglia di fermare il momento in uno scatto e nei frangenti di questa ricerca mi informa di qualche dettaglio su quello che stiamo attraversando.
Il nostro gruppetto esterno al Cai di Castrovillari, già in movimento dalle 6 di mattina con tutte le particolari attenzioni rivolte ai nuovi materiali ed agli orari, ogni tanto si ferma e ci scambiamo veloci sguardi, sia per una celata forma di cautela sia per scambiarci soddisfazione reciproca per essere in questo luogo in questa bella giornata di sole: nessuno di noi ha mai praticato un percorso così adrenalinico ed emozionante e le diverse gestualità questo mi sembrano evidenziare.
Arriviamo così nei pressi del canale di Caccavo, uno dei canali che scaricano acqua nel Raganello proveniente dal bosco sommitale, per poi ritornare un po' più indietro ed approntare una salita alpinistica da una spalletta di una ventina di metri un po' più praticabile, soprattutto dai meno esperti: prima della lunga sosta ristoratrice bisognerà salire da qui: il "caposquadra", parte con la cima di una corda e come una lince lo vedo sovrastarmi sulla spalletta come se stesse camminado sui pianerottoli di un edificio: sotto i suoi piedi con la sua maestria tutto sembra facile, quasi un sentierino appena più ripido. Pochi minuti gli sono sufficienti per arrivare alla fine del pendio ripido, e da li mandare qualche segnale e lanciare una corda assicurata per chi è in basso, segnalando di iniziare a salire: uno spettacolo, oggi per me, indimenticabile.
Nel frattempo, Max e "il biondo" Domenico preparano l'attrezzatura per una salita un po' più assicurata, una arrampicata alpinistica mi spiegano insieme ad altre informazioni su corde e accessori metallici vari che da oggi iniziano ad essere meno sconosciuti: così vedo i primi chiodi diventare appigli per rinvii e corde, vedo all'arrivo della mia salita cosa significa allestire una sosta e fare sicura con una longe, vedo soprattutto come ci si prodiga per aiutare la scalata degli altri, capisco come sia importante muoversi senza far muovere sassi che inevitabilemnte possono rotolare, e rotolano poi prendendo il volo, su chi è ancora in basso.
Voglio salire ancora e vedere cosa mi aspetta una ventina di metri più su e così salgo su roccia ed erba fino ad arrivare alla parte superiore che confina col bosco di Santa Venere: il canyon quassù è terminato ma lo spettacolo è ancora incredibile ovunque lo sguardo si fermi: in questo momento sono così lieto e osservo gli altri che stanno arrivando ed hanno recuperato e rimesso in ordine tutta l'attrezzatura che ha permesso di vivere questa esperienza: penso alla passione incommensurabile che hanno per la montagna, passione che difficilmente si può spiegare a chi è fuori da queste sensazioni, passione che accomuna tutti quelli che la sentono come voglia di vita e di libertà fuori dagli schemi della vita quotidiana.








 
 




 



 






 
Anche oggi è andata, "alla grande" e mai ringraziamento potrà essere più sincero e sentito per chi ha organizzato e faticato per questa esperienza straordinaria, una esperienza che mai come oggi ricorderò per esser stata oltre, ... oltre il sentiero.










4 commenti:

  1. Bello,bravo
    sono contento che ti sia piaciuta la "viuzza" sospesa;temevo un pò per l'arrampicata finale che in gruppi numerosi poteva dare problemi ma con gente come massimo e altri si è in una botte di ferro.
    Io domani parto per il Civetta dove la grandiosa ferrata degli alleghesi è li che mi aspetta da tre anni.Spero solo che il meteo sia buono.
    Un caro saluto

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  2. Grande Pino....grandi tutti!!!
    Mi dispiace non essere stato dei vostri ma quel giorno ho avuto il secondo giorno di arrampicata(sabato e domenica) assieme ad amici della Puglia. Spero di rivedervi presto....anzi prestissimo visto che c'è lo stage :-)
    Un fortissimo abbraccio

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  3. Ciao Pino è stata una bellissima giornata, a quando la prossima?
    P.S. non sto postando più da un secolo ma anche io ho un blog, ti posso linkare come gli altri amici (massimo (dolcedorme), salvatore (u lupu), giuseppe (pollonofantastico), giovanni (il ragno)dal blog?
    cmq questo è l'indirizzo:
    P.S.II sono luigi :-)

    http://www.senonpuoifareamenodellamontagna.blogspot.com/

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  4. complimenti, oltre alle splendide emozioni suscitate dalla bellezza dei luoghi, si percepiscono quelle che nascono dall'avventura, dalla rottura della routine e dal senso di squadra.

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