domenica 20 giugno 2010

Da noi la malvarosa è un fiore



LUCANIA

Io lo conosco
questo fruscìo di canneti
sui declivi aridi
contesi dalla frana
e queste rocce magre
dove i venti e le nebbie
danno convegno ai silenzi
che gravano a sera
sul passo stanco dei muli.
E' poca l'acqua che scorre
e le vallate son secche
spaccate, d'argilla.
Di qui le mandrie migrano
con l'autunno avanzato
per la piana delle marine
tuffando i passi nelle paludi.
Di qui è passata la malaria
per le stazioncine sul Basento
squallide, segnate d'oleandri.
Da noi la malvarosa è un fiore
che trema col basilico
sulle finestre tarlate
in un vaso stinto di terracotta
e il rosmarino cresce nei prati
sulle scarpate delle vie
accanto ai buchi delle talpe.
Da noi si riposa il falco e la civetta
segna la nostra morte.
Da noi il mondo è lontano,
ma c'è un odore di terra e di gaggìa
e il pane ha il sapore del grano.

Mario Trufelli



lunedì 14 giugno 2010

Una festa sulla terrazza del Mezzogiorno (13062010)


Una festa sulla terrazza del Mezzogiorno


Le lunghe giornate estive sono occasioni propizie per ritrovare le vette e ritemprare lo spirito raggiungendo cime dense di ricordi e motivo di nuovi incontri ed emozioni. Non a caso la montagna si popola: chi vuole provare le cinque cime e svelto riempie l'acqua, chi per la prima volta si muove nel parco e guarda le cime confondendole fra di loro, chi tenta un approccio poco convinto alla topografia e all'orientamento, chi vuole raggiungere la terrazza per esaudire una promessa o festeggiare una ricorrenza: tanti piedi si muovono frenetici o già stanchi, mai domi però, per riempirsi di questa passione chiamata montagna.
Ci muoviamo chè è mattina presto lasciando il caldo e l'afa che attanagliano città e pianure: la quota all'Impiso ci consente di respirare ben altra aria ed i volti sorridenti si allungano sul percorso: siamo in diciotto oggi a voler tentare la vetta del Dolcedorme, l'attico del Mezzogiorno d'Italia, ed a dare sostegno e morale a tre creature sotto il metro e trenta che vogliono raggiungere questa meta: l'obiettivo quindi, più che in altre occasioni, è salire tutti, esserci tutti: ognuno con i propri pensieri, con le proprie forze, ognuno sui suoi passi più o meno grandi: Rocco, Franco; Tonio, Nicola sono solo alcuni nomi ma lo spirito e la voglia di farcela oggi ha un solo nome. La via scelta è la cosidetta normale, senza un motivo particolare, una via che sicuramente è la più calda vista l'esposizione prevalente a Sud: ma oggi niente calcoli, gambe in spalla si va.

Raggiunta la quota 2000 al nevaio sotto il monte Pollino e salutati i primi guardiani loricati, un po' di sguardi verso la valle a Sud e già si cavalca il verde misto alle rocce per superare l'ultima cresta che divide lo sguardo fra noi ed il lungo profilo della bella che dorme: si suda e si fatica ma qualche chiazza di neve ci rinfresca corpo e spirito. Per Luca, il più piccolo della compagnia, oggi è più dura: testa e gambe non sono proprio d'accordo così, superata ormai la Sella Dolcedorme e rinfrancati da un po' di Malevento che oggi è di grande aiuto, rimaniamo indietro con l'aiuto provvidenziale di Giovanni e delle sue noci magiche che ridonano energia alle piccole gambine.
La timpa di Valle Piana ci guarda dall'alto e nasconde per qualche passo ancora l'ultima mole della lunga cresta: superata anche la timpa il gioco degli indovinelli e le canzoni di qualche cantautore si rivelano provvidenziali per allontanare la fatica degli ultimi sforzi: la sagoma di Stephan con la sua maglietta rossa e poi quella di Enzo ci appaiono già in vetta mentre gli altri della compagnia sono sparpagliati lungo l'ultima salita: ormai Luca sente che è fatta ed il ritmo scandito dalle canzoni di De Andrè e Bennato lo dimostra: quanto fiato in questi polmoni di sei anni appena!


 
Ci gustiamo guardando a Sud un fianco di montagna pieno di loricati e ringrazio dentro di me Giovanni per questa bella ultima salita, una salita a tre. Ma le sorprese non sono finite anzi sono ancora da venire: alzo la testa e ad una cinquantina di metri vedo una sagoma amica che non è partita con noi dall'Impiso: sorpreso guardo meglio e aguzzo gli occhi appannati da luce e sudore: non è solo una la sagoma amica ma ben due! Una maglietta verde ed una viola, i colori più belli della giornata: Imma e Salvatore, che bello! Li vedo salutare Giovanna che oggi raggiunge anche lei per la prima volta, questa vetta. Penso così che quindi c'è anche il CAI di Castrovillari in vetta così come avevo letto dai programmi. Lo comunico a Luca che sembra così, in un attimo, aver smaltito tutta la fatica ed accelera per superarci e raggiungere subito chi lo attende per salutarlo: per ultimo arranco sull'ultimo pezzo di salita prima della cresta di sommità: un abbraccio e parole affettuose mi riempiono il cuore di felicità: mai come oggi questa montagna è così rigogliosa di gioia.
Raggiunta la vetta vedo altri volti amici: Gerardo, mi cerca e mi accoglie e ci presentiamo: dopo esserci solo conosciuti al telefono finalmente possiamo stringerci la mano e scambiarci un abbraccio; raggiungo velocemente Mimmo Pace che vedo sul cumulo di pietre che segna la cima: così come Gerardo non avevo ancora conosciuto nonostante la sua gentilezza di mandarmi copia di un suo libro, unico per taglio ed immagini raccolte, che racconta la storia di queste montagne "I Pionieri del Pollino": scambiare qualche parola con chi questa storia l'ha vissuta già in altri tempi -quando le montagne si calcavano spesso con miseri mezzi e pochi viveri, alimentati solo dalla passione profonda- è stato per me un onore grandissimo: scambiarle qui su questa vetta una cosa indimenticabile.
I piccolissimi firmano e lasciano commenti sul nuovo libro di vetta che Eugenio Iannelli, altra conoscenza telefonica di squisita gentilezza che oggi si concretizza in conoscenza di persona, si occupa di posizionare e rendere disponibile a tutti: siamo in 60 oggi su questa terrazza: 42 del CAI di Castrovillari saliti dal crestone dei Loricati (1400 metri di dislivello e fatica ma godendo di panorami superbi e meravigliosi) e 18 di noi venuti dal versante lucano, un incontro bellissimo in una terrazza in festa.
Ma sono le 14,00 circa, tocca sbrigarsi: alle 14,06 in punto bisogna festeggiare una bimba, Sofia, che ha camminato da grande escursionista per raggiungere questa vetta il giorno del suo compleanno: tirata fuori una piccola torta, una torta da montagna direi, ed una candelina col numero otto fra foto ed il rituale "Tanti Auguri a te" che oggi assume un suono particolare a questa quota, "facciamo i complimenti" per questa giornata festeggiata in questo modo.
Qualche altro minuto di meritato riposo, qualche altra chiacchiera con chi si conosce e si apprezza per via dei Blog sulla montagna (Luigi, Roberto, sono solo due nomi che ricordo di tanti con cui qualche stretta di mano ed qualche sorriso si è scambiato) e poi tocca rimettersi in cammino: per quanto belli questi posti si godono con estremi e lunghi sacrifici ma per pochi minuti: salutiamo a malincuore tutti questi amici e iniziamo il lungo e faticoso percorso in discesa. Al passo della Timpa di Valle Piana (credo si chiami così) un piccolo nevaio che si affacia sulla Fossa del Lupo ci regala la soddisfazione di giocare con l'ultima neve: qualche palla bianca e fresca raggiunge l'obiettivo, qualche altra si perde sulle rocce ma la gioia di esserci è la vera protagonista.
I passi svelti e lunghi dei più allenati raggiungono il bordo del Canale di Malevento e ci aspettano: il ritorno lo facciamo per una via più fresca, sotto la spalla Nord del Pollino: la Fonte di Rummo non è mai stata così bella: tanti escursionisti stanchi oggi si ritrovano a questa fonte a dissetarsi, ad esprimere gioia e soddisfazione per i luoghi vissuti e quanto visto di straordinario. Siamo alla radura alta del Vacquarro e gli entusiasmi della mattina ora sono parole pacate sul finir del giorno e delle bellissime ore vissute: grazie a tutti, compagni di viaggio, è stata una giornata favolosa.

Alla prossima



lunedì 7 giugno 2010

Finalmente ... Pollino! (06062010)




Finalmente ... Pollino!

Era da un po' che tante occasioni non risultavano approrpriate per tentare una passeggiata sulla vetta Pollino con la famiglia al completo: una volta dirottati verso tappe naturalistiche, una volta verso mete metereologicamente meno esposte, una volta con famiglia non al completo ... finalmente la giornata giusta è arrivata. In realtà le attività del giorno prima non erano state prorpizie alla preparazione ottimale dell'escursione ma un po' di caparbietà e la giusta convinzione ci hanno permesso di raggiungere questo piccolo obiettivo: la vetta del Pollino con foto ricordo sul cippo di vetta.
Fantastico, è stata una bella emozione percorrere questo sentiero con tutta il gruppetto famigliare, ognuno con le proprie forze ognuno con le proprie debolezze, soprattutto, ma al contempo determinati ed uniti a raggiungere questa meta.
Il cammino avvolto di nebbia non ha concesso molto alle vedute panoramiche che altre volte il massiccio montuoso così aperto ha offerto ai suoi visitatori, ma è stato motivo per guardare meglio gli occhi ed i movimenti del gruppetto famigliare: ormai le gambine si sono irrobustite, la testa corre avanti e lo sguardo osserva tanti dettagli che indicano percorsi, ostacoli, piccoli traguardi intermedi, insomma tutto quello che la montagna insegna ad osservare quasi metafora della vita, salite, discese, determinazione, sorrisi, difficoltà e solidarietà, scoramento e pazienza, ma alla fine gioia di vivere.
È fatta anche oggi; inizio a vedere i miei figli prendere strade alternative, le loro strade, ma anche fermarsi a guardare indietro la strada fatta ed alzare gli occhi verso il cielo e guardare il da farsi: i loro passi si allungano autonomi e decisi spingono avanti anche nel sacrificio. 
Ci chiediamo spesso cosa sia veramente la felicità: oggi posso dire di averne assaporata un altro po'.

 








Alla prossima

venerdì 4 giugno 2010

Eianina: emozioni e risate in verticale (02062010)

.....

Eianina: emozioni e risate in verticale (02062010)

Grazie ad una bella occasione offertaci dal CAI di Castrovillari e dai suoi volenterosi associati ci ritroviamo a vivere e sperimentare l'emozione di metter mani e piedi sulla roccia viva per vivere in tutta sicurezza una montagna un po' più verticale.

L'arrivo ad Eianina alle 9 circa di mattina mi crea un po' di sgomento nel vedere, sotto un cielo plumbeo che blocca i primi raggi di sole, queste incredibili falesie che si ergono dal terreno e sopratutto dal pensare che qualcuno lassù si muove come se fosse in pantofole in casa propria.
Ad accoglierci però, nel piccolo capannello di persone tutte ansiose di mettere le mani sulla roccia, vi sono due squisite persone, piccioncini calabresi che all'occasione in men che non si dica si trasformano in animali da parete, ragni con le scarpette di gomma che si aggrappano alla roccia dove meno ci si aspetta e che ci istruiscono, appesi a maniglie invisibili ma che loro assicurano esserci, sul da farsi. Da una accoglienza così calorosa scoccano, quasi fossero scariche in archi voltaici, raggi di sole che divaricano le nuvole e lasciano il posto ad una giornata fantastica.
"U lupu" incomincia a spronare noi poveri aspiranti rampichini, ed in particolare me, a muovere tutte le parti del corpo per raggiungere la fine della via di salita: spalmato come un bradipo di quelli dei cartoni animati ma sempre a rischio di rimbalzo come un pallone appeso ad una corda, mi ritrovo a voler mollare ma una frase mitica "vai, cui denti, cui denti" mi consente, dopo minuti di stasi mistica "sul cosa ci faccio qui io!", di raggiungere la famigerata catena che segna la fine della via ... e meno male che siamo solo ai "Cattivi Poppanti"! Gli altri della compagnia calabro-lucana apprendono e si muovono che è una bellezza sotto i consigli dei maestri che sono in basso a far sicura: i bambini che provano e compiono le salite sono uno spettacolo: un divertimento pulito di tal specie toglie qualsiasi ansia a grandi e piccini, anzi è una terapia come sottolinea Imma.
Fatta la prima esperienza di consumo accellerato di gomma e pelle ci dirigiamo verso qualcosa di più articolato, ai "Leoni di Montagna", una parete sui 10 – 15 metri che vista da lontano già mi crea qualche perplessità e poi da vicino mi sussurra "lascia perdere, lascia perdere!". Ma noi abbiamo "u lupu" e Imma a sostegno e così, dopo aver osservato e capito cosa significa salir da primi e altri termini dell'arrampicata sportiva, iniziamo a prender fiducia e gusto nel metter le mani sulla roccia: meraviglioso ... ma quanta fatica per chi come me di salita in verticale conosceva solo l'ascensore condominiale! Un pischelletto di nemmeno dieci anni si diverte a salire dove gli altri arrancano ed è un piacere sentire le emozioni provate al ritorno dall'arrampicata con frasi della serie "venire qui oggi, questo è proprio un bel regalo", frase che dovrebbe spronare molti genitori a portare i bambini in montagna. Il regalo per i grandi, invece, lo caccia fuori Salvatore: una panellina intera ripiena di peperoni buonissimi, "la panetta", cibo necessario a quelli che devono mordere la roccia altro che barrette, merendine o generi industriali vari. In poco tempo con il contributo di tutti la tavola è allestita e oltre alla roccia mettiamo qualcosa sotto i denti: le mie povere membra afflitte trovano così il necessario ristoro prima di rinunciare all'ennesima salita verticale.

L'allegra brigata così viene a concludere la giornata che sono passate le 16,00 mentre una serie di leoni di montagna aggrediscono la falesia illuminata dal sole da più parti con destrezza, muscoli e abilità acrobatiche ma sempre con la necessaria cautela ed in piena sicurezza: lasciamo così un po' del nostro cuore su queste falesie che oggi ci hanno regalato tanta gioia, emozioni e serenità: siamo veramente grati a chi con passione, dedizione e anche fatica nell'allestimento delle pareti ha permesso a tanti di potersi avvicinare alla montagna, anche se una montagna più tecnica e sicuramente molto più verticale! Ringraziamo Imma e Salvo per tutta la pazienza offerta nelle preziose spiegazioni e nelle iniezioni di fiducia che hanno profuso per tutto il tempo, fondamento basilare per chi vive la montagna: speriamo di esserci ai prossimi appuntamenti e magari renderci utili per aiutare qualcuno ad avvicinarsi a questa pratica che favorisce le relazioni umane nel rispetto dell'ambiente che ci ospita e lancia le premesse per una tutela più ampia del nostro territorio, della nostra terra.

Alle prossime