domenica 4 aprile 2010

Pasqua sulla Serra del Prete (03042010)


Pasqua sulla Serra del Prete (03042010)
Dai confini della terra ho gridato a te quand'era angustiato il mio cuore


Chiudo la porta di casa e penso già di non aver scuse per lasciar tutto e andarmene fuori stamane: ma la montagna, già visibile dal terrazzo sul finire della notte con la luna ancora in cielo, sembra invitare ad una giornata speciale. Le premesse ci sono e, solito gruppetto di amici, ci ritroviamo all'Impiso quasi senza accorgercene, scarponi calzati e zaino in spalla siamo in un'ora al Colle Gaudolino: la neve compatta e dura sui perorsi a Nord ci aiuta nel cammino: decidiamo dopo un consulto di muoverci verso sud per prudenza, non siamo tutti equipaggiati di ramponi e pertanto meglio muoversi dove il sole ammorbidisce un po' gli strati: questo il pensiero "previdente" che ci spinge a salire su fronti esposti a Sud verso la Serra del Prete. Pochi metri, però, e ci rendiamo conto che la neve è già molle, il sole già caldo, l'aria tersa e priva di vento. Si suda e si fatica ma procediamo lungo il sentiero visibile solo a seguire i segni bianco/rossi CAI sugli alberi, a volte quasi sommersi dalla neve. Siamo già fuori dal bosco e le fronti grondano di sudore: meraviglioso il canale SO del monte Pollino si presenta alla vista in tutto il suo sviluppo, dalle nuove riprese arboree fino alla cresta, purtroppo, con poca neve. Due fichi secchi ed un po' d'acqua per riprendere con nuovo vigore la progressione verso l'alto: lascio i bastoni agganciati allo zaino e prendo la picca più per voglia che per vera necessità: gli altri scelgono percorsi meno innevati io voglio provare il ripido, oggi almeno provare, la primavera sta già riconquistando le cime e la neve lascia il terreno ai nuovi germogli. Mi immergo così in una conca bianca, sotto la vetta nel lato meno esposto al sole e provo un po' la sofferenza  e l'emozione di un po' di ripido: la neve è molle ma mi piace lo stesso, ennesima palestra di prova. Non più di 15-20 passi e sono piegato a respirare sulla piccozza: la neve risplende: capillari strati di acqua scorrono in superficie ed è bello sentire il corpo ed il respiro in armonia per quanto faticosa sia questa progressione; così spingo a sentire le gambe dolenti cercando verso l'alto il bianco: mi accorgo di vivere attimi di immenso me stesso, una interiorità che difficilmente ritrovo, gli altri sono aldilà della cresta e non visibili: pochi minuti ancora e la bianca salità finirà, già il verde delle praterie di vetta affiora sotto il bianco. Pochi altri metri sulla linea di cresta e sono sul cucuzzolo più alto della serra, ancora innevato: mi inginocchio oggi, non so perchè, ma sono in pace con tutto e sento di ringraziare dal profondo piegato su me stesso: è questa la mia, la nostra Pasqua: non c'è un filo di vento ora, mezzogiorno appena passato e tutto si vede a perdita d'occhio. Non si può non ringraziare quando si vivono certi momenti: riuniti, ci fermiamo a guardarci intorno e a respirare pienamente questi attimi di felicità. Oggi la vetta non ci da fretta, ci stendiamo per una buona mezz'ora prima di riprendere il cammino verso sud, verso il Belvedere / Valle del Malvento. La discesa ci offre belle emozioni quando c'è neve (si scia sugli scarponi -chi più chi (io) meno) e un po' di sofferenza alle articolazioni sulla cresta piena di pietre sconnesse. La veduta dal belvedere è sempre un bello spettacolo vetrina di loricati aggrappati sulle rocce. Il piano Ruggio per la sua esposizione è ancora ricoperto di neve ed è fondale perfetto per i nostri volti coloriti di sole e di serenità per la giornata trascorsa: riguadagniamo il Colle dell'Impiso sulla strada asfaltata che sembra un tappeto per le gambe e salutiamo, insieme con altri escursionisti, la montagna che oggi ci ha donato una Pasqua indimenticabile.



 
 
 




 






alla prossima ...