mercoledì 21 luglio 2010

Tra le braccia del patriarca 18072010

  





Tra le braccia del Patriarca

Ci si muove per godersi il fresco delle quote più alte e delle ombrose faggete, oggi che afa e calura non consentono alle idee di studiare itinerari di vetta: del resto la giornata promette temporali e già arrivati all'Impiso fra di noi è una gara per chi azzecca l'ora della pioggia: le previsioni, sempre disponibili ed aggiornate su intenet, non portano pioggia se non nel tardo pomeriggio ma il cielo comunica ben altre sensazioni: cumulonembi in formazione sparsi qua e la ci guardano e ammoniscono. Facciamo la strada insieme a due simpatici escursionisti di Ivrea per la prima volta sul Pollino che vogliono raggiungere la cima del Monte di Apollo: gli suggeriamo, guidandoli fino al Gaudolino, la strada più breve insieme alle perplessità meteo.




Noi proseguiamo verso il bosco e la piccola cima del Pollinello e da li poi andare a far visita al grande vecchio, il Patriarca del Pollino che con i suoi quasi mille anni è sempre li a testimoniare la montagna.
Le mascottes del piccolo gruppo non vedono l'ora di carezzare le radici poderose di cui parliamo enfatizzando un po' per rendere più accattivante questa ricerca: superata la piccola sella del Pollinello, dove il percorso devia deciso dirigendosi ad Est prendiamo le prime gocce d'acqua dopo averle sentite battere nel canale della Scala di Gaudolino; ci fermiamo qualche minuto per capire l'evoluzione: una scarica in lontananza, verso la serra Dolcedorme ci intimorisce ma allo stesso tempo ci comunica che il peggio è da altre parti.






Così, terminata la pioggia, guadagniamo il sentiero che ci porta alla cima del Pollinello ed in una mezz'ora siamo ad ammirare i versanti a Sud, pieni di loricati aggrappati alle rocce. Il nostro patriarca svetta ben oltre i faggi con la sua chioma ed è più vicino e raggiungibile rispetto ai costoni rocciosi che salgono da Sud verso la Serra Dolcedorme.


È molto bello stare qui oggi ad ammirare in tutta serenità la valle e le cime: grazie alla presenza dell'incoraggiamento dei grandi i più piccoli si inerpicano nella faggeta che in percorso libero ci porta verso la nostra meta: l'arrivo al Patriarca in me suscita sempre una grande emozione: ci si arrampica letteralemnte sulle sue radici che inglobano anche grandi massi e si estendono ben oltre il tronco: è un monumento questo albero che tutti, soprattutto i bambini, dovrebbero avere la possibilità di vedere e toccare raggiungedolo pian piano con le proprie gambe.


La corteccia di questo albero davvero dà l'idea delle corazze dei soldati romani, le loriche, con la sua forza, così da ricordarmi un amico che li chiamava, pertanto, "pini corazzati".




Seduti su queste speciali ed uniche panchine che sono le radici del patriarca, quasi delle braccia che ti accolgono, consumiamo in tutta serenità il nostro pasto frugale mentre il cielo man mano invia segnali di "tempo scaduto": è ora.



Ci mettiamo pian piano in movimento, dispiaciuti ma consci che è ora di accelerare perchè la pioggia potrebbe essere alle porte da un attimo all'altro. Così è: superata la selletta che ci porta al Gaudolino prima acqua e poi grandine ci ricordano cosa può essere la montagna: affrontiamo il percorso svelti ma attenti ed i bambini assaporano per la prima volta il peso dei chicchi di grandine sul corpo ed il freddo improvviso dopo la calura: Sofia spaventata un po' accelera più degli altri nel sentire il fragore dei tuoni alle nostre spalle ma per fortuna i fulmini pur molto vicini sono ancora dietro la cresta del monte Pollino; anche Tex, il cane al nostro seguito, fradicio d'acqua si intimorisce e non si allontana più di tanto: ci muoviamo in fila ma distanti l'uno dall'altro anche anche se alcune volte alcuni dimenticano questa regola importante sotto un temporale: non essere troppo vicini per i bambini sotto la grandine ed il fragore dei tuoni non è regola da rispettare; Enzo protegge la testa di Sofia con la mano e in un batter d'occhio il sentiero quasi si imbianca. Ma siamo già a Gaudolino e l'acquazzone è quasi terminato: il capanno ci accoglie per una breve sosta ristoratice utile per cambiare qualche indumento.




Quest'acquazzone ci voleva prorpio per quanto mi riguarda: continuiamo la nostra serena e lieta passeggiata ed alla radura alta del Vacquarro osserviamo uno strano strato di nuvole, quasi da cartoni animati nota qualcuno: qualche fragolina qua e la ci delizia il palato e siamo già nuovamente all'Impiso a rimettere i piedi nei sandali.
È andata anche oggi: sereni ed entusiasti per la magnifica giornata trascorsa ringraziamo la montagna per averci accolto anche oggi ed averci concesso ristoro per l'anima.


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Una tarantola (o Ragno Lupo) trovata sul percorso   e il resto ella compagnia ...



 




alla prossima