giovedì 30 settembre 2010

Mani sulla roccia (Eianina 19092010)

Un video, carrellata di foto ritagli, per ricordare sensazioni ed emozioni di un giorno speciale, di quelli che non si dimenticano.





giovedì 9 settembre 2010

Oltre il sentiero (Cengia del Raganello - Sentiero delle Capre 05092010)




È grazie all'esperienza ed alle competenze sulla montagna di alcuni escursionisti del CAI di Castrovillari che oggi mi trovo a rivivere, raccontandola, una emozionante esperienza di trekking su una via ferrata nella pareti sommitali delle gole del Raganello.
L'impatto con le prime piste a ridosso del vuoto, appena scavalcata la parte più alta della Pietra del Demanio, mi mettono una certa ansia: il vuoto si sente tutto (almeno per me che sono alla prima esperienza del genere) e pur con sufficienti margini di sicurezza mi muovo con molta tensione nelle gambe ed in tutto il corpo: mi sembra di vedere gli altri così leggeri ed io invece così goffo ed ogni pietra, ciuffo d'erba o strato di terreno ancora umido delle copiose piogge del giorno passato mi incutono apprensione. Persino le scarpe sembrano non avere più aderenza ed i piedi sembran esser già dolenti mentre ci muoviamo in perfetta fila intervallati dai più esperti. Arriviamo così molto velocemente all'attacco del primo tratto più esposto con un salto di qualche metro assicurato però dall'opportuna corda metallica ancorata saldamente alla parete: l'esperienza di chi mi è alle spalle si sente subito quando arriva il suggerimento (dal caposquadra, verrò a sapere più avanti) di sbattere un po' le scarpe per pulirle dal terriccio prima di mettere i piedi sulle placchette rocciose. 


 
Il primo salto adrenalinico è subito fatto e inizio a superare la fase dell'apprensione per passare a quella del divertimento: il corpo inicomincia a dare segnali positivi (era ora!) ed inizio a sentire la roccia come un appiglio amico: Luigi, grande dispensatore di ottimi suggerimenti ed insegnamenti, mi anticipa e, in certo senso, mi fa da guida: osservo attentamente il modo di fare di tutti e più che in altre situazioni oggi mi soffermo a leggere i passi di chi condivide con me questa giornata.
Max Ga(tt)o guida attento la testa del gruppo ed esplora un po' prima che arrivino gli altri, aprendo  -anche psicologicamente- la strada mentre Tonino la chiude: i movimenti del gruppo sono ormai fluidi, capisco che oltre a me altri devono aver subito il primo impatto con il vuoto, che -c'è poco da fare- è al proprio fianco e si sente tutto: ora però il vuoto lascia spazio alla sensazione di libertà, i paesaggi e gli scorci grandiosi sulle pareti del Raganello emanano solo sensazioni positive anche quando attraversiamo qualche ostacolo o parte del percorso un po' più esposti.  
Scorrono così velocemente i minuti e poi le ore: arriva così la prima piccola sosta con i piedi ben ancorati al terreno e prime piccole condivisioni come alcuni alimenti semplici, fichi secchi, barrette, un goccio d'acqua sono mezzi di comunicazione per le prime conoscenze. Questo luogo ci accomuna molto a prescindere dal conoscersi: ci si guarda negli occhi, sotto i caschetti di protezione e gli sguardi non si tagliano così facilemnte come capita spesso nella vita quotidiana, qui tutto assume una dimensione nuova, diversa, profonda.
Siamo alla prima foto di gruppo, tutti particolarmente distesi e felici: Mimmo non si ferma mai, scatta foto e ricerca angoli che non sono mai sufficienti ad appagare la sua voglia di fermare il momento in uno scatto e nei frangenti di questa ricerca mi informa di qualche dettaglio su quello che stiamo attraversando.
Il nostro gruppetto esterno al Cai di Castrovillari, già in movimento dalle 6 di mattina con tutte le particolari attenzioni rivolte ai nuovi materiali ed agli orari, ogni tanto si ferma e ci scambiamo veloci sguardi, sia per una celata forma di cautela sia per scambiarci soddisfazione reciproca per essere in questo luogo in questa bella giornata di sole: nessuno di noi ha mai praticato un percorso così adrenalinico ed emozionante e le diverse gestualità questo mi sembrano evidenziare.
Arriviamo così nei pressi del canale di Caccavo, uno dei canali che scaricano acqua nel Raganello proveniente dal bosco sommitale, per poi ritornare un po' più indietro ed approntare una salita alpinistica da una spalletta di una ventina di metri un po' più praticabile, soprattutto dai meno esperti: prima della lunga sosta ristoratrice bisognerà salire da qui: il "caposquadra", parte con la cima di una corda e come una lince lo vedo sovrastarmi sulla spalletta come se stesse camminado sui pianerottoli di un edificio: sotto i suoi piedi con la sua maestria tutto sembra facile, quasi un sentierino appena più ripido. Pochi minuti gli sono sufficienti per arrivare alla fine del pendio ripido, e da li mandare qualche segnale e lanciare una corda assicurata per chi è in basso, segnalando di iniziare a salire: uno spettacolo, oggi per me, indimenticabile.
Nel frattempo, Max e "il biondo" Domenico preparano l'attrezzatura per una salita un po' più assicurata, una arrampicata alpinistica mi spiegano insieme ad altre informazioni su corde e accessori metallici vari che da oggi iniziano ad essere meno sconosciuti: così vedo i primi chiodi diventare appigli per rinvii e corde, vedo all'arrivo della mia salita cosa significa allestire una sosta e fare sicura con una longe, vedo soprattutto come ci si prodiga per aiutare la scalata degli altri, capisco come sia importante muoversi senza far muovere sassi che inevitabilemnte possono rotolare, e rotolano poi prendendo il volo, su chi è ancora in basso.
Voglio salire ancora e vedere cosa mi aspetta una ventina di metri più su e così salgo su roccia ed erba fino ad arrivare alla parte superiore che confina col bosco di Santa Venere: il canyon quassù è terminato ma lo spettacolo è ancora incredibile ovunque lo sguardo si fermi: in questo momento sono così lieto e osservo gli altri che stanno arrivando ed hanno recuperato e rimesso in ordine tutta l'attrezzatura che ha permesso di vivere questa esperienza: penso alla passione incommensurabile che hanno per la montagna, passione che difficilmente si può spiegare a chi è fuori da queste sensazioni, passione che accomuna tutti quelli che la sentono come voglia di vita e di libertà fuori dagli schemi della vita quotidiana.








 
 




 



 






 
Anche oggi è andata, "alla grande" e mai ringraziamento potrà essere più sincero e sentito per chi ha organizzato e faticato per questa esperienza straordinaria, una esperienza che mai come oggi ricorderò per esser stata oltre, ... oltre il sentiero.










mercoledì 1 settembre 2010

Oltre il tramonto (notturna del 28082010)

Bisognava cogliere, senza pensarci troppo, l'occasione di questi bagliori di luna estiva già calante e prendere al volo l'opportunità offerta da queste ultime calde giornate di agosto in cielo sereno, senza pensarci troppo, appunto. Così ci ritroviamo appena in tempo a rivivere l'emozione del tramonto dalla Cresta della Madonna del Pollino, li dove comincia il sentiero delle rocce, oggi illuminate di rosso: una corsa con gli amici di sempre per andare incontro alle ultime sere calde di agosto e dell'estate che sta per finire; anche questa notturna sembrava essere destinata al mondo dei sogni come capita quando una serie di impegni e di contrattempi ti impone di rimanre schiavo della città in cui si vive: ma questa volta un po' di caparbietà e di sana convinzione ci fanno ritrovare, a 1500 metri più o meno, ad aspettare il tramonto e qualche altro amico che si disimpegna dal lavoro dopo le venti e parte più tardi per raggiungerci: così alle 22,30 o poco oltre ci mettiamo in cammino con la luna già bianca, luminosa ed alta all'orizzonte. Le valli sotto di noi sembrano quasi sigillate da una coperta di afa che da quassù risplende come una coltre magica sotto gli ultimi raggi di sole. Ci siamo, finalmente anche quest'anno è il momento di esser "fuori da tutto" e ci si mette in marcia: come meta è fissata la Serra delle Ciavole dove poter vedere l'alba spaziando con lo sguardo fra mare e montagne.

La terra è calda così come l'aria che ci circonda: sottili folate di vento quasi arso dalla calura estiva ci carezzano corpo e anima mentre la luna nel bosco è sempre visibile fra le foglie dei faggi: la marcia prosegue spedita e Alessandro, che tanto ha desiderato questa escursione nella notte, si muove veloce e senza un lamento, come fosse un adulto esperto: da solo trasporta il suo zaino, il suo sacco a pelo ed il suo necessario equipaggiamento per la montagna e per la notte.

In meno di un'ora tramite bosco e Fosso Iannace siamo al "Piano dei Grilli", come dicono i moranesi: qui troviamo accampati alcuni escursionisti che già dormono nelle loro tende e nei loro sacchi. La luna illumina la Serra di Crispo e la "Timpa del Ladro" risplende con le sue rocce: siamo catturati d'un tratto dal "riso" di una o più volpi: Franco ci fa notare come questa caratteristica distingua il verso delle volpi ma oltre il sonoro nessun incontro nonostante le frontali siano sostanzialmente spente: la luna è un faro che guida i nostri passi ed è sufficiente al cammino.

Siamo a dissetarci ora alla pitt' accurc' (non ho ancora capito cosa questo nome indichi con precisione) di acque sempre fresche e abbondanti nonostante la terra sia molto asciutta: passata la mezzanotte le braccia di Zu Peppu (sempre per dirla come i moranesi), fantasma bianco nella notte, ci accolgono prima di un bivacco di poche ore, quelle poche ore che ci separano dall'alba e dal desiderio di rivedere ancora un'altra alba sulle cime.

Mi attardo un po' rispetto agli altri ad infilarmi nel sacco a pelo: il vento sottile inizia a farsi un po' più fresco ma ho voglia di fissare gli attimi provando, con scarso successo, alcune foto sotto la luna. Mi distendo ma con lo sguardo fisso le stelle, non conosco nessuna costellazione ma mi piace guardare nelle stelle i miei pensieri, provare a decantarli nel sereno della montagna. Le mucche un po' più in basso continuano a scampanellare e così il sonno stenta ad arrivare: penso a coloro che avrebbero potuto o voluto essere qui stasera e che una serie di imprevisti lo hanno impedito, penso a coloro che ora stanno per uscire da qualche rifugio per tentare una cima tanto attesa, penso a coloro che non hanno mai respirato queste sensazioni e continuano ad essere schiavi di insane abitudini nell'afa delle città. Rifletto e questo pensare mi da un sollievo mentre gioisco per esserci ritrovati qui un'altra volta, come ogni anno con gli amici di sempre, per vivere emozioni che non riesco a sentire in altri luoghi più confortevoli o solo più conformi alla vita di oggi.

La fatica che genera la montagna, le sensazioni nel respiro, nellle gambe e nel corpo in genere sono motivo di orgoglio e di sentimenti positivi per noi che abbiamo e sfruttiamo questa possibilità di sentirci parte del creato.

Mi sveglio alle parole di chi richiama alla sveglia perchè l'alba si avvicina: sono appena pasate le 4 e trenta ed iniziamo a mettreci in movimento: tutto tace mentre sulla spalla ovest della Serra delle Ciavole attraversiamo zaino in spalla il regno dei loricati: Io, Ale e Nicola ci attardiamo di qualche metro più in basso con passo più lento,  mentre Rocco,:Franco ed Enzo sono un po' più su; gli ultimi metri sono un po' duri per Alessandro, anche un po' di sonnolenza dice la sua, ma la comparsa delle prime luci sulla cresta sono linfa per nuovo entusiasmo: ci siamo, siamo in cresta coperti e riparati alla meglio da qualche sostanziosa folata di vento freddo, ma siamo così lieti di essere qui a guardare i colori dell'alba ed a goderci il panorama segnato dal sottile filo che divide la terra dal mare. La costa è visibile perfettamente, non c'è foschia ad Est e dal Golfo di Taranto fin oltre la Piana di Sibari tutto è sotto i nostri occhi mentre il sole pian piano sorge, uscendo dal mare.

I nostri silenzi sono rotti da piccole osservazioni e curiosità: il sole è ormai sorto ed una immancabile foto di gruppo con autoscatto suggella questa giornata e  segna l'inizio della discesa: nel giro di una mezz'ora siamo nuovamente ai piani e tutti concordiamo per una pennichella al sole che sta invadendo il prato del Giardino degli Dei, giaciglio comodissimo e mai caldo come oggi per i nostri corpi sonnolenti.

Dopo un po' qualcuno si muove per fotografare l'impossibile: mago Dersu è così, mai domo, e con Alessandro si muove a sentire il canto degli uccelli lontano dai cinghiali che dormono sull'erba!

Fantastica questa montagna, questa natura, questa nostra terra: oggi la vita ci ha regalato tanta serenità con piccole cose, un tramonto, nuvole che sembrano mari, luna e creste illuminate: anche quest'anno chiudiamo in bellezza l'estate con la notturna estiva: felice mi avvio sui passi del ritorno sperando di riviverla ancora questa montagna, così come oggi, oltre il tramonto.