mercoledì 31 marzo 2010

Prove tecniche di Infinito (28032010)


Prove tecniche di Infinito
(ovvero una legnata a metà: diario del 28 marzo 2010)

Sulla cresta dell'Infinito: che gran suono emettono queste parole: peccato che il suono del mio corpo non è stato oggi un gran suono: intendiamoci, la gioia di essere in un posto che da tempo si pregustava quella c'era, le compagnie giuste ed anche il meteo, per quanto bizzarro, non era malvagio. Tuttavia qualcosa già dalle prime rampe cigolava del mio corpo: lo stomaco brontolava, i polmoni non riempivano aria a sufficienza, muscoli e articolazioni mai caldi ed in armonia col pensiero ma sempre indietro ad arrancare: coprire 600 metri in meno di due ore, dalla macchina parcheggiata al colle di san Martino alla Timpa del Principe non è proprio un percorso quotidiano ma a parte questo il meccanismo nel complesso non soddisfaceva già dalle prime battute.

Tuttavia eccomi a ricordare la giornata passata, fuori da quello che è stato il personale motivo dominante: l'assenza di forze ed una continua ode al "Jù’momèrij!".

Ci muoviamo zaini in spalle dal colle di san Martino che sono già le otto e trenta, orario solare (in questi luoghi poco conta l'ora legale): un po' tardi ma va bene lo stesso, del resto sulle strade non si può mica volare. L'aria è pulita anche se un vento da Sud-Ovest ci taglia il viso e le spalle ancora coperte: la piana di Sibari è abbastanza visibile anche se il cielo non è proprio limpido: la gobba più alta del Sèllaro si staglia fra noi e la costa e sia il santuario che la strada sono abbastanza visibili da farci ipotizzare possibili sortite pasquali. Siamo già al Colle della Scala e lasciato il comodo sentiero l'erta pietrosa comincia a provarci: "i caprioli ed i camosci" iniziano svelti le loro ascese e mi guardano annaspare dall'alto, mentre cerco inutilmente di zigzagare per ottimizzare la progressione: un bel nido di coccinelle si scopre su un ginepro primo segno di una primavera già arrivata anche se lingue di neve sono ancora presenti ai 1500 metri.
Sporgendosi verso sud della cresta è visibile l'Orsomarso purtroppo carico di nubi: a tratti scorgo il Cozzo del Pellegrino, distinguibile più che altro per la sua mole e le cime della Montea più indietro: le nuvole oggi sono basse e spero tanto che rimangano li anche se razionalmente penso che poche ore ed il vento trasporterà un po' di umido da queste parti. Ma questi preoccupanti pensieri perdono subito il loro peso arrivati che siamo ai 1700 metri circa dove la lunga cresta fatta di una serie di saliscendi ci compare davanti: è meraviglioso essere qui, lo spettacolo ripaga ampiamente questa prima fatica: dal verde misto alla roccia si passa al bianco della neve: a Sud una spalla asciutta e verde, a Nord bianco immacolato, spesso e soffice: qualcuno già pregusta la discesa facendo prove di scivolo senza sci: io col fiatone ancora in gola nemmeno ci voglio pensare e continuo a pensare a quello che è il percorso che ci aspetta. La Manfriana (orientale) è assolata in questo momento ma anche priva di neve: il vento ed il sole spazzano e riscaldano le creste; più in la però oltre il Passo del Vascello il filo di cresta esposto a Nord conserva ancora neve: la spalla Nord del Docedorme è un perfetto piano inclinato, sembra la faccia di una piramide, ma è così lontana! Superata la Timpa del Principe tutto è così incredibilmente visibile e nitido: tutto lo sviluppo della cresta è visibile anche se nasconde una piccola discontinuità che riconosco solo quando siamo in prossimità della "costa La Verna": una spaccatura di un centinaio di metri divide la Manfriana dal resto della cresta: è la cosidetta "Afforcata" che vista dal basso sconcerta un po' sulla direzione da prendere. Questa vista sicuramente scoraggia coloro che si trovano sotto la Manfriana a sud e credo sia grosso modo a metà percorso della cresta dell'Infinito: un boschetto di faggi si fa proteggere da questi due bei giganti di pietra: chi è sotto, come me oggi, deve armarsi di una buona dose di volontà prima di affrontare la grande muraglia che divide dal prossimo tratto di cresta: sono passate poco più di tre ore dalla partenza e meditiamo il da farsi dentro una bella conca di neve morbida: proviamo a salire verso la cresta tenendoci a sud, dicendoci che almeno da sopra ci godiamo un altro po' di panorama. Siamo sopra i 1800 metri e tratti di neve mista ad erba secca e pietre non sempre stabili rappresentano un percorso insidioso da non sottovalutare: è forse il tratto più ripido della giornata ma arrivati ai 1900 metri su un costone roccioso che si allunga a Sud molliamo le armi e ci godiamo la vista della valle di Castrovillari osservando le stradine che sopra o sotto il lungo serpente dell'autostrada arrivano alle pendici di questa restante parte di cresta che arriva alla vetta del Dolcedorme: canaloni ripidissimi scendono verso la valle e penso a quanta sia la forza d'animo e di gambe necessaria a salire dalla valle (o quasi) fino alle vette più alte: il vento ci incalza, in poco meno di mezz'ora la Manfriana è passata da essere in contrasto con l'azzurro a non vedersi più mentre i nostri corpi, in 15 minuti di sosta per mangiucchiare qualcosa, sono passati dal sudore alle mani congelate: così ci rimettiamo in cammino verso il ritorno e la prima discesa su questo misto di rocce, neve ed erba pettinata è un buon esercizio ed una prova di concentrazione. Il cammino del ritorno è un continuo girarsi indietro a vedere il sole che fa capolino fra le nuvole ed illuminando le parti innevate crea contrasti fra cielo e vette. La nebbia è scomparsa così come arrivata ed ora al passo del Principe ci aspetta un po' di sano divertimento: scendiamo a capo fitto nella neve morbida al punto giusto divertendoci come bambini: il bosco della Fagosa si sta preparando al risveglio ed è bello notare, per me la prima volta complice forse il mal di tutto, un manto di foglie fresche, quasi fragranti come in autunno anche se schiacciate dal peso della massa nevosa, che affiora sotto la neve che si scioglie. In poco tempo siamo al Piano di Ratto e passeggiamo sereni, felici e soddisfatti fino a riprendere l'automobile. Anche oggi nessuno su queste nostre montagne e mi chiedo perchè tanta gente non colga l'occasione per godersi questi piccoli paradisi che il Signore (o chi per lui) ci ha donato. Grazie compagni di viaggio anche oggi una giornata da ricordare magari, chissà, un giorno scrivendo due righe non su un blog ma ... sul libro di vetta del Dolcedorme!

Alla prossima ...

  
   







mercoledì 3 marzo 2010

Tre anime 'unite in solitaria' in cerca di azzurro (28_02_2010)


... penso a tutti quelli che avrebbero potuto esserci e non ci sono, me ne dispiaccio tanto, sarebbe stato bello nutrirsi di volti stanchi ma radiosi quando vivono un'emozione unica e profonda, di quelle che non scordi e riponi nelle profondità dell'animo da dove ritornano per rinfrancare il peso del quotidiano ...


Tre anime 'unite in solitaria' in cerca di azzurro 



Doveva essere l'ennesima domenica come tante in questo periodo, spenta, vuota, metereologicamente indisponente: ma uno sguardo sfiorato negli occhi, una casualità, una occasione cercata per risentire la voce di un amico e la sera di sabato già sul tardi siamo li a ripeterci "intanto ci vediamo alle 6 solito posto, portiamoci lo zaino e il materiale, poi si vedrà dove si va": è buio, la mattina seguente, ma la luce è già nei nostri occhi: in auto, la barba di Mago Dersu riflette già di bianco: penso alla luna della sera precedente ed alla notturna mancata ancora una volta per non aver vinto la pigrizia e non essere riuscito a trascinare con l'entusiasmo, prima me e poi gli altri: il quotidiano mette in gioco troppe paure, pigrizie che certe volte è proprio difficile vincere, ma "almeno", penso mentre un sole pallido e velato stenta con i suoi primi raggi, "siamo in movimento e andiamo verso le montagne, qualcosa si troverà lungo la strada": ed è così che ci troviamo immersi nel vento che soffia ad Acquatremula dove la neve ha rivestito di bianco la radura e la strada è bloccata per le autovetture già alla fonte. 
Pochi minuti ci bastano per inforcare le ciaspole e muoversi lungo la forestale che porta al piano Iannace e poi ancora più su: il manto si sta sciogliendo e questo ci rammarica, pensiamo che l'inverno sia quasi finito e la visione delle montagne con poca neve diventa una constatazione un po' amara: un vento caldo di libeccio spira di tanto in tanto fra gli alberi e ci accarezza, parliamo poco e portiamo una distanza di una trentina di metri l'uno dall'altro ognuno in meditazione nei propri pensieri ma in comunicazione con lo sguardo: la gioia di stare a trascinare passi pesanti su questa neve molle, tuttavia, è nell'aria e siamo felici di essere qui anche se il cielo bigio sembra proprio non volerci regalare un po' di azzurro quest'anno, almeno nei fine settimana. Superiamo velocemente il piano di San Francesco con i suoi grandi abeti e ci scambiamo un po' di viveri ,  zuccheri necessari oggi a vincere questi passi pesanti: man mano la neve è un po' più solida e perlomeno la strada forestale ci evita zig-zag fra gli alberi piegati. Siamo al Piano Iannace ed i volti iniziano ad emanare radiazioni positive, di appagamento: il cielo sembra aprirsi ed il vento sembra suggerirci che ci sarà l'azzurro. La cresta della Serra di Crispo è in contrasto con il grigio ma mago Dersu mi fa vedere che ad ovest verso il monte Alpi  ed il gruppo del Sirino è pulito: siamo circondati dal bianco e dalle vette, contrastate e nitide nei loro profili: qualche foto nel vento e via di nuovo verso l'alto: i corpi sono ora caldi il peso dei passi è in armonia con mente e corpo e ogni cosa intorno è sollievo. Così siamo alla Pitt a curc che come la Spezzavummola domenica scorsa è sotto il livello dei nostri piedi di un paio di metri: ormai siamo certi di  raggiungere la Grande Porta e che il sole tra un po' apparirà lasciandoci godere il bianco contrastato nell'azzurro. 
 

Così è, e lo spettacolo di vederci tutte le cinque cime dai Piani di Pollino oggi ripaga ampiamente la fatica fatta per arrivarci:  spingo i miei passi più velocemente fino a Zi Peppe per scrutare la Serra delle Ciavole: il pensiero mi spinge ad inforcare i ramponi (forse nemmeno necessari) e provare a salire sotto i loricati ma "Lupoliva" mi capisce e mi distoglie il pensiero sottolineando che oggi le gambe sono già pesanti ed è meglio godersi il sole, osservare i profili e gironzolare un po' come non ci capita da molto, senza fretta come se fossimo qui ad aspettare qualcuno: così fra fichi secchi e cioccolata ci godiamo questo primo sole caldo a 2000 metri e ci dilettiamo a scattare foto, consapevoli comunque di non poter portare tutta questa "serena immensità" con noi al ritorno ma solo testimonianze di questa giornata favolosa. 


 Così  gironzolando scopriamo che sulla Serretta, sotto una cornice di neve, qualcuno ha scavato una grossa caverna, forse una decina di metri quadri dove avrà bivaccato: penso all'immagine del libro di Giorgio Braschi ed alla curiosità che sempre ha destato quella foto ed oggi mi trovo qui a vederla dal vivo: purtroppo il caldo odierno sta già sciogliendo gli strati superiori e nella grotta incomincia a gocciolare un po': complimenti a chi ha portato avanti questa impresa e averci consentito di conoscere questa novità. Ormai è ora di scendere, in montagna si parte presto e si torna presto, la neve, ormai una poltiglia, una "pappetta", lucente al sole è pesante sotto i passi: la strada del ritorno in più punti mostra chiazze di terra che non erano presenti all'andata e tutti speriamo che possa in qualche modo ritornare un po' di freddo e di neve a consolidare per un altro po' di giorni il manto candido che oggi ci ha ospitato: il sole, che oggi ha dato un po' di colore ai nostri visi pallidi, basso fra i rami dei faggi ci saluta e ci rimanda a nuove faticose sortite in questa terra meravigliosa.






 



Golfo di Policastro, Gruppo del Sirino, Monte Alpi e Monte Raparo
Più indietro anche il monte Cervati è visibile


ore 12,30-13,00 
Diversi escursionisti raggiungono la vetta del Monte Pollino (complimenti!)








 

(foto di Franco O. e  Rocco C.  che si ringrazia per averle fornite)