lunedì 7 febbraio 2011

Sospesi nel blu (Monte Alpi, 6 Febbraio 2011)



Sospesi nel blu




Quando la montagna ti accoglie in giornate memorabili è difficile raccontarla: sensazioni, profumi, suoni, volti e respiri di chi ti sta affianco per un attimo o per l'intera giornata sedimentano nella memoria e ritornano lieti fuori dal tempo

Ci troviamo sulla spalla Nord del massiccio noto come Monte Alpi (qualcuno mi racconterà che si chiama Alpe), precisamente sotto la mole della vetta Santa Croce: la giornata è serena, limpida come l'amicizia che lega tutti i partecipanti a questa ascensione: il canale innevato, la via che ci consentirà la progressione in conserva, si presenta poco percepibile dal basso anche se Mimmo ci assicura che siamo all'attacco giusto: da lontano la montagna sembrava così leggibile, per quanto bianca lucente, ma ora pendenze miste ad alberi mi spingono a scrutare bene: sorrisi e sguardi si incrociano, muti ma densi di significato, parole veloci ed espressioni di simpatia rendono lieta questa ascensione: ogni volta mi stupisco a pensare come questi sacrifici per mente e corpo diventino gioie se affrontate con l'animo giusto; le fatiche e le difficoltà mettono a nudo il meglio di ognuno di noi, c'è chi aiuta e chi si lascia aiutare, chi consiglia e chi si lascia consigliare.
È vera scuola di alpinismo, oggi, questa salita da Nord: l'aria è calma senza un filo di vento ora che siamo a 1500 metri: le cordate sfilano lungo il canale ed è meraviglioso girare lo sguardo verso il basso e vedere questo serpente colorato che si snoda sulle pendenze che sono ancora accettabili: sistematicamente chiedo a Massimo se superiamo pendenze di un certo grado e lui sistematicamente smorza le mie stime troppo spinte: nei punti meno esposti, prima di affrontare un piccolo passaggio un po' più tecnico con un misto di III (medio) grado, le cordate si affiancano; è bellissimo scambiare piccole impressioni, battute e fiatone con altri che ti sono accanto: la cordata presuppone molta attenzione a chi ti sta davanti e dietro, non lascia molto tempo alle riflessioni e le attenzioni fra corpo, mente e tecniche di progressione non devono mai lasciare il passo ad altri pensieri ma, appena si può, è piacevolossimo, pertanto, chiamare e sentirsi chiamare da altre cordate e scambiare piccole ed immediate sensazioni; Max mi insegna diversi passi, quasi fossero delle danze, per la progrssione: seguo costantemente le sue orme e mi adatto facendo tesoro di tale esperienza, mentre Mimmo, più in basso, mi richiama all'uso accorto del passo che, con i ramponi, va piuttosto battuto che posato semplicemente. La neve, però, oggi compatta ma non dura consente un passo più "leggero" e piccole soste in gradini lasciano riposare polpacci ed articolazioni; superato con estrema prudenza il passaggio di misto il divertimento si avvicina: siamo sui 1700 metri e pendenze di 65/70° in piccoli canalini solidi spingono Max a dar sfogo alla "ciutìa"; l'adrenalina ora cresce mentre Mimmo richiama a passi più pacati ed a traiettorie più sicure: ma questi canalini sono troppo invitanti e Max è incontenibile: "piolet-traction" oggi inizio ad assaporarne un po' e a suggestionarmi non poco con quello che si prova nel praticarla: oggi, ripeto, è vera scuola di alpinismo per me che mi approccio per le prime volte a questa pratica. Ora le cordate sono sfilacciate ed allungate e molto attente al superamento di questi passaggi più pendenti; Max, non contento, decide di "sfondare" una cornice ed in men che non si dica mi ritrovo sotto e, più che una cornice, a me sembra un muro bianco di neve: Max, ormai sopra la cornice e sopra ogni mio pensiero più folle, mi fa sicura, mentre io come un bradipo di pianura fatico e arranco; la neve è morbida e la mia tecnica "sopraffina" fa cascare tutta la neve in basso: Mimmo mi riempie di "benevoli rimproveri" quasi cascasse la montagna, ma è fatta, sono fuori anch'io e, a seguire, Mimmo che felice abbraccia Max, mentre un urlo liberatorio mi esce dalla gola senza alcun ritegno: che spettacolo quassù ora che tutte le cordate sono in cresta.
Ci sleghiamo e alla spicciolata ci dirigiamo verso la vetta del Pizzo Falcone per la sua dolce cresta Est: tutte le vette dell'Appennino meridionale sono così visibili e distinguibili e le "cinque regine" del Pollino sono li schierate a Sud, baluardi da usare per riconoscere anche le altre  vette più basse. In questo momento sono solo, un pensiero va alla prima volta che ho calpestato queste cime, poco più che sedicenne, ed all'ultima volta, quando c'era ancora Antonio a riempire l'aria e l'animo con la sua voce forte e chiara, come il cielo di oggi: lo racconto ad Enzo e Franco e così scarico un po' di tristezza.
Siamo letteralmente immersi e sospesi nel blu, la vetta regala ancora una volta lo spettacolo dei volti di vetta, così sereni e calmi oggi che non c'è fretta di scendere: le foto di gruppo fermano l'attimo e poi via sul Santa Croce e sulla via del ritorno.
Eravamo in tanti oggi, tanti volti nuovi e tanti rivisti, tanti da conoscere ancora e tanti con cui si consolidano affetti e amicizie legate alla montagna: eravamo bellissimi e questa memorabile giornata non può che portare ad una gratitudine ed un abbraccio verso tutti per un altro sogno vissuto.

Alla prossima 
 




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Alcune foto di come eravamo belli ...